La spiritualità è lo stato naturale dell’essere umano.

Non può dunque essere disgiunto da tutto il resto, piuttosto è la matrice da cui partire per poter poi interrogarci su altro.

Non è semplice fornire una definizione esaustiva di questo concetto.

Alexander Lowen, padre della Bioenergetica, nel suo libro La spiritualità del corpo sostiene che il fondamento della spiritualità sia un equilibrio tra io e corpo. Quindi tra volontà e desiderio, tra controllo e abbandono che si incarnano rispettivamente nella metà superiore del corpo e in quella inferiore. Quando però mente e corpo vengono separati, la spiritualità diventa un’astrazione intellettuale. Perde le sue caratteristiche di forza vitale e diventa una fede.

Se non partiamo da questo semplice passaggio tutto quello che viene dopo è speculazione fine a se stessa.
Dunque, ogni essere umano (anima) percorre un cammino intimo e personale con lo scopo di vivere esperienze che possano espandere ed elevare la propria vibrazione.
Quando siamo nel nucleo – la nostra essenza –  siamo presenti e siamo nel cuore. È la visione dell’anima, non esiste bello, brutto, giusto o sbagliato: si tratta di “riconoscere ciò che è”. È una visione che va oltre la tradizionale dualità mente-corpo.
È ovvio che per raggiungere questo stato di coscienza non bastano pulizie energetiche, meditazioni, bagni di gong e via dicendo. Il lavoro va fatto su due livelli. Un primo livello è quello del lavoro interiore per riconoscere e sciogliere i propri nuclei conflittuali (corazza) che ci impediscono di vivere pienamente e in maniera autentica la nostra vita. Il secondo è quello della Presenza. La mente è piena di tranelli e spesso anche la spiritualità può essere una semplice via di fuga.

Se la spiritualità è un’esperienza superficiale e mentale, essa rimane solo un’idea.  Mentre il nostro Essere può essere sperimentato solo attraverso la corporeità. L’anima ha bisogno di incarnarsi pienamente per poter vivere appieno il proprio potenziale, altrimenti soffre.

La via dunque è il corpo…

Soffriamo quando non sentiamo di appartenere a noi stessi, quando l’energia che fluisce dentro di noi è bloccata, quando non comprendiamo i motivi profondi delle nostre paure o dei nostri comportamenti distruttivi. Soffriamo quando non possiamo dare voce ed espressione a ciò che siamo. E questo purtroppo ci giunge da condizionamenti sociali, ma ancor di più dalle ferite infantili (abbandono, ingiustizie, abusi, repressioni) che abbiamo nascosto per bene alla nostra coscienza, ma che albergano nel nostro inconscio corporeo e che subdolamente guidano le nostre scelte. Scelte che spesso non sono di piacere o vitalità ma piuttosto tendono a ricreare i traumi iniziali.
Dunque penso che la spiritualità sia quel sacro sentimento che possiamo incontrare quando incontriamo profondamente noi stessi: Lowen la definisce come “lo spirito divino che agisce nel corpo”. Tale spirito divino è sperimentato come grazia naturale del corpo, ossia uno stato di santità, pienezza, legame con la vita e unione con il divino, oltre che uno stato di salute.

Dio non è fuori ma pervadendo ogni cosa anima ogni tua cellula. Dunque tu sei parte di questa coscienza… riguarda la nostra connessione con un’invisibile forza che ci guida ed è il nostro legame con un ordine superiore.

Ecco dunque che “essere spirituale” a parer mio non ha molto a che fare con le chiese, con le parole spese in preghiere, con le pratiche di chissà quale maestro o guru.  Un bimbo che gioca con la totale presenza del proprio essere, un gabbiano che vola in cielo al tramonto, un bosco fiorito in primavera, due amanti che si baciano con passione … laddove c’è bellezza, c’è lo Spirito.

Dunque se vuoi davvero essere spirituale impegnati a cercare e creare bellezza nella tua vita.

Impegnati a nutrire le tue relazioni con amore, rispetto e reciprocità… se vuoi davvero allinearti alla tua anima cammina lentamente, segui il tuo respiro, accetta ogni momento così com’è.  Infatti la spiritualità non ha a che fare con l’entrare in un universo mistico e tanto meno esoterico, ma riguarda la nostra capacità di permetterci di sperimentare a partire dalla radice corporea. Significa avere del tempo per sé e dimorare nel proprio presente. Significa muovere dal suolo rispondendo alla nostra sensibilità.

Nulla di più semplice, nulla di più complicato.

Laura Cociancig

 

Torna in alto